Atoms For Peace, Atoms For Yorke, Atoms For Cose: la recensione

di 2bePOP - 1 marzo 2013

atom_for_peaceQuando ho sentito parlare di un disco degli “Atoms for Peace” ho pensato che si trattasse dell’ennesima super band “one shot” alla Damon Albarn o di un side project finalizzato alla compensazione dello smisurato ego di Thom Yorke.  Atoms for Peace è il nome che si è dato il gruppo che lo aveva accompagnato nel tour americano del suo disco solista “ The Eraser”.  Flea e Mauro Refosco dei Peppers , Nigel Godrich, tecnico del suono e produttore dei Radiohead, Joey Waronker già batterista di Beck e dei REM. La leggenda narra che proprio in quegli anni Yorke avesse avvertito l’esigenza di sperimentare nuovi suoni allontanandosi dai Radiohead che, dopo “Hail to the thief” e relativo tour, erano un po’ in debito d’ossigeno e quindi in crisi compositiva ed artistica.

Vi chiederete cosa c’entrano i Radiohead con i RHCP? Niente, proprio niente. Infatti l’apporto degli altri, sicuramente fondamentale in studio, nel disco si percepisce davvero poco. Del resto la personalità e la caratura artistica di Yorke sono finanche ingombranti per la sua band originaria figurarsi per degli amici musicisti messi insieme per suonare un disco solista.

“Amok”, prima uscita degli AFP, sviluppa ed arricchisce con maggiore maturità sia il lavoro di Yorke da solista che le ultime produzioni dei Radiohead, nelle quali affioravano le  influenze da questi maturate con la frequentazione della scena elettronica e dei clubs. 9 brani e 90 minuti di grande musica. L’elettronica al servizio delle canzoni e non viceversa. La forma canzone è sempre presente, accattivante in “Default” ed in “Ingenue” così come nel pezzo di apertura “Before your very eyes”, l’unico nel quale si avverte una chitarra “fisica”.

Amok è un disco tendenzialmente elettronico ma suonato ed arrangiato in maniera complessa guardando alle strutture del  jazz e dell’afro beat.  Ci si trovano dentro anche suoni che ricordano Giorgio Moroder ed i break beat cari alle produzioni  della premiata ditta Burial e Fourtet. Superfluo citare tra le influenze Flying Lotus: sembra più giusto parlare di suono Thom Yorke, amato, odiato, visonario, nevrotico  e ormai indispensabile.

Francesco Sapone