I Did e il tempo di essere Bad Boys

di 2bePOP - 18 giugno 2013

DID2013Il tempo ora? Forse alla fine di questo viaggio scopriremo quanto vale, o meglio quanto valeva. Di sicuro quello intercorso tra il 2008 ed oggi è volato in fretta. È allora che si è iniziato a parlare dei Did. E rieccoli qua.

Sono loro i perfetti testimoni di questo lustro. Erano ragazzetti acerbi quando in Italia l’indie non era ancora moda. Erano ragazzetti talentuosi già allora però. Era un momento storico e sociologico nel quale le definizioni facevano ancora comodo: bisognava sentirsi parte di qualcosa, nell’idea che qualcosa davvero esistesse o potesse esistere. Non era ancora solo disillusione e cattivi propositi insomma, semmai il contrario. Oggi sfuggono alle etichette, a tutte tranne che a Foolica: quella label che è rimasta l’unica costante di una strada che cambia chi la percorre molto più che lo scenario nel quale si articola il tragitto. E, non ancora artefici di un secondo album, adesso quei ragazzacci della porta accanto vantano già collaborazioni e attinenze con nomi come Lcd SoundSystem e Liquid Liquid, oppure Breton e These New Puritans per restare su livelli anagrafici più giovanili.

Mica male. Eppure l’unica cosa che hanno sfondato sono le porte della percezione, per dirla alla Jim. Che di musica non si campa è un dato di fatto. Tant’è che a furia di bussare difronte all’uscio della sala di incisione (che termine arcaico!) da quattro che erano sono rimasti in due. Gli altri si sono dedicati a vie tangenti, ma senza abbandonare il campo: c’è chi gestisce uno dei club più fighi d’Italia e chi ha deciso di fare il musicista Oltremanica, dove gli sforzi valgono più di un piatto caldo e un pieno di benzina. Qualcun’altro avrebbe mollato. Caspita se ce ne sono che non hanno retto. Ma non quel pugno di uomini.

Si sono limitati ad evolversi. Savini è diventato un bravo dj e il direttore artistico più audace di sta merda a forma di stivale; e così facendo ha imparato cenni sull’arte della diplomazia. Prato ha fatto della fisica che regola le leggi audiometriche una ragione di vita; si è disciplinato cercando le radici del suono. Insomma, a giudicare da questo primo singolo l’album Bad Boys (in uscita ad ottobre) sarà una sintesi di queste vite spese tra passione e tenacia. Un punto d’incontro che si poteva già presagire dal progetto Did Play The Drums On Records. Dance evoluta, africanismi, casini, voci prese dalla strada e dall’inconscio e ritmi che profumano di un meticciato al sapor di sangue infetto. E se il titolo non rispecchia il loro modo di essere c’è un motivo: questa società di merda è buona solo per tramutare l’amore in odio e l’odio in concime. Fatevi un esame di coscienza magari. Ma prima pigiate play…

Stefano Cuzzocrea