Otr / Gente Guasta: il report della data romana

di 2bePOP - 29 novembre 2013

gente guastaÈ un peccato. Le parole di Esa fanno riflettere: “Dicono che questo disco sia una pietra miliare del rap italiano, peccato che allora non se lo sia cagato nessuno”. Si tratta dell’album d’esordio di Gente Guasta ed è un paradosso, perché sul palco romano il gruppo dimostra di non essere scaduto, nonostante siano passati un po’ di lustri. Originale trasmissione del ritmo, meglio noti come OTR, questo è il ceppo. Una crew che rappresenta l’hip hop italiano dagli esordi in ogni ambito, anche al di fuori delle quattro discipline: si deve un tantino a loro anche la prima trasmissione tematica su Radio DeeJay ed ora eccoli qui a suonare per la televisione di quello stesso network.

Di Dj Vigor non si sentiva parlare troppo da qualche tempo ma se la cava ancora benone. Polare aveva lasciato a maggese il microfono per dedicarsi meglio all’architettura. Mentre il Presidente non si è mai allontanato troppo dalla scena: sforna dischi su dischi, sempre più bizzarri e fedeli ad un credo che è ragione di vita quanto di pazzia. Una religione quanto una medicina in sostanza. Del resto era stato lui, lo scorso anno, il più duro nei confronti della Zukar, quando la direttrice artistica della Universal aveva sbagliato i toni nell’argomentare sul passato del rap tricolore e dei suoi protagonisti. Ed eccoli qui quei protagonisti. In platea ci sono i Colle Del Fomento e un bel po’ di altre facce note della frangia romana, compresi i fuori sede calabresi (che sono ormai ovunque) e poi David Nerattini  e addirittura Next One, arrivato in treno nella Capitale per l’occasione; e se qualche patito più giovane dovesse ingnorare questi ultimi due nomi vorra dire che di tempo ne è passato davvero tanto e che, invece, lui di voglia non ne ha mai avuta troppa. C’è la storia della doppia acca da tutti e due i lati del palco. Ed è ancora fantastica ed ancora fantastica.

Si respirano quei ‘90 schietti e confusionari, tant’è che non mancano gruppi spalla trascurabili e un presentatore sballato e con acconciatura da aspirante commercialista. Tocchi immancabili ancora adesso. Ma, dunque, cosa è cambiato in questi 20 anni? I più disfattisti direbbero che una volta le veline e le dive da (h)Ar(d)core si scopavano solo i calciatori, ma il discorso è più complesso e non è Esa l’unico presidente rilevante ai fini di questa argomentazione. Forse è quando i due m.c. intonano la loro Quinto potere che si percepisce davvero che non sia cambiato poi molto, sebbene tra satellite e tv via cavo ci sia più scelta televisiva. Eppure, se non l’hip hop, il rap italiano oggi è un linguaggio più noto, traducibile e trasmissibile rispetto a 20 anni fa. E non si può negare che il processo di erosione culturale sia stato lungo e che abbia avuto i suoi caduti sul campo. Ed è inutile disquisire su quali truppe siano quelle alleate e quali meno “l’importante è essere felici”, come sostiene spesso Esa tra un pezzo e l’altro durante lo show.

Parte con fare da quarantenne e chiude con l’attitudine di un sedicenne, sostiene i mio amico Gaudio, ed ha ragione: certe cose non invecchiano. E se pure Polare, ogni tanto, perda qualche rima, i suoi soci sono lì a tramutare in party ogni celato errore e a tradurlo magicamente in stile da live concitato. Perché lo spirito è ancora quello originario. Una fedeltà che fa gioire e mette un po’ di paura: non è questa la società del mordi e fuggi, delle news fresche di click e delle hit che durano solo qualche mila visualizzazione? Non è questa l’era degli amici virtuali? Gente Guasta sembra smentire sto tranello. Ma non veniteci a dire che era meglio quando si stava peggio: l’hip hop ha un solo credo, per genesi, ed è che il meglio deve ancora venire. Finito il concerto il temporale sembra concederci una tregua difatti. Del resto non può piovere per sempre. Verranno tempi migliori, insomma, o almeno lo si spera.

Stefano Cuzzocrea