Le cuffie sotto la pelle

di 2bePOP - 3 luglio 2013

le cuffie sotto la pelleOggi compio 50 anni. Anzi, 51. Sono corso in una pasticceria per farmi compatire. Loro si sono offesi, hanno chiamato il titolare che viene qui da Roma. Alla fine della fiera siamo andati d’accordo così: “Io non disturbo più l’attività del negozio e loro mi fanno pagare la torta allo zabaione un euro meno invece che 85 euro. (Maurizio Milani)

Qualcuno più bravo di me diceva che “sarebbe più semplice non cominciare. Ma sono obbligato ad iniziare. Vale a dire che sono obbligato a continuare” vale per tutti, o comunque per tanti, oggi. La primavera passa troppo in fretta e senza nessun significativo cambiamento dopo aver passato i trent’anni. La primavera ha perso la sua spinta propulsiva di rinnovamento. Ve lo dice uno che qualche estate l’ha trascorsa. Una vita al massimo o qualcosa del genere, alla ricerca di tutti quei Toseroni perduti.

Sul cuscino stamattina ho trovato un capello bianco. In testa ne ho altri tredici, così pare, così è. E’ il tempo che possiede le nostre vite, non noi. I nuovi campi di cotone sono i call center. Le nuove catene non sono fatte di metallo, ma di plastica. Ce le mettiamo in testa con la convinzione di poter scegliere. La nostra unica libertà è la commessa che andremo a lavorare. Credo.

“Buon giorno! La contatto da Edison, in merito alle riduzioni di prezzo sull’energia e il gas.” Qui non abbiamo il gas, abbiamo il bombolone, quello alla crema! Io ho sempre odiato il bombolone alla crema. Sono uno da marmellata, più che altro.

Desidera qualcosa? Sì, se non è troppo tardi gradirei una compressa di cianuro. Non si preoccupi, ho la ricetta. In un mondo che funziona all’incontrario è la nave che fa scendere i topi, non viceversa. Essere dipendenti provoca dipendenza: dipendenza da mancata indipendenza.

Finché c’è briefing c’è speranza. Nuvole in viaggio. Se vuoi farti bene la barba devi essere disposto a versare un po’ di sangue. E’ sempre stato così. Chi porta la barba ha qualcosa da nascondere, si dice.

Paesaggio lacustre commistionato e riconvertito a zona industriale posticcia. Massa di uomini, di pensieri, di speranze male assortite e male enunciate. Commistione di accenti e di consonanti fuori posto. Idiosincratici orizzonti. Solstizi di una stagione mai iniziata.

Paradossi temporali e temporali improvvisi ed improvvisati. Sarabanda di voci che starnazzano un solo belato… Il distributore automatico per cibi e bevande è mio alleato in questa rincorsa verso la consapevole decadenza o l’assenza di un vero obiettivo primario e primitivo. Non è semplice paranoia o dipendenza, è asettico stupore, è mancanza di fede, di focalizzare i propri risultati, di raggiungere una méta, una consapevole e ineluttabile ripetizione di riti, di sistemi e frasi, che portano alla decostruzione della memoria, della conoscenza e dell’umanità.

E’ un sistema operativo che non si può craccare, che non possiamo duplicare. Easy Cim. Centro di igiene mentale con accesso facilitato. Puoi comodamente restare a casa. Tanto chiamiamo noi. Ho perso il tocco con i clienti, e non solo quello. Ho perso le parole e non solo per dare bidoni. Sono io stesso un cassonetto differenziato di rifiuti neurali, una Memoria Liquida che aggrega frasi di film, immagini, storie, le rielabora, ma ne perde il significato in questo pastiche di illusione e disperazione.

 

E’ la fabbrica del contatto. Asettica realtà. Simulata aspirazione. Simulate entusiasmo!

…L’incanto è una vittima illustre del processo evolutivo conseguente all’assunzione della posizione eretta, o di un contratto a tempo determinato… E intanto mentre fuori infuria una battaglia a metà tra il virtuale e il reale e fioccano pallottole in questa fresca notte mediterranea; nei call center outbound i team leader se la cantano e se la suonano manco fosse un neverending dj set dell’anima.

“Quando la tigre deve convivere con le scimmie diventa un gatto.”

“Come uomo sono sempre stato appassionato di cosmonautica. Come viaggi spaziali si sta già progettando di andare su Alfa Centauri, la stella a noi più vicina. Anzi, su Proxima Centauri. Sono cinque anni luce di distanza all’andata e otto anni luce al ritorno. Non ho mai capito perché, forse per motivi fiscali. Comunque siamo vicini a inventare un metodo che permetterà di andare 500 volte la velocità della luce. Però poi mi chiedo: ma cosa andiamo a fare su Alfa Centauri?” (Maurizio Milani)

Dario Greco