Tarantino e il suo Django Unchained appena uscito

di 2bePOP - 17 gennaio 2013

django-unchained-1Forse è meglio chiarire sin da subito che “Django Unchained” con il “Django” di Corbucci non c’entra assolutamente nulla, così come “Quel maledetto treno blindato” di Castellari niente aveva a che fare con “Bastardi senza Gloria”. A dire il vero l’ultima fatica  di Tarantino ricorda più certe storie di samurai che non le avventure di frontiera del West. Riassumendo, vi troverete ad assistere a due  ore e quarantacinque minuti di sangue che schizza sui bianchi campi di  cotone, alle performance di interpreti  giganteschi e ad una mattanza finale degna della Black Mamba che affetta gli  88 folli di Kill Bill.

Il film si apre sulle note originali di Luis Bacalov composte per “Django” di Corbucci e si chiude con il tema di “Lo chiamavano Trinità” di Franco Micalizzi. Il repertorio arcinoto di Morricone viene saccheggiato a piene mani anche se , questa volta , il compositore ha realizzato per il suo celebre fan un brano originale cantato da Elisa, a sua volta omaggiata con ampia menzione  nei titoli di testa.

Come consuetudine tarantiniana vuole, la trama é in apparenza molto esile.

Uno schiavo nero , Django / Jamie Foxx,  viene liberato e trasformato in una macchina da guerra da un cacciatore di taglie tedesco, Christoph Waltz. I due si attiveranno per liberare la moglie del primo dalla piantagione di uno spietato schiavista, Leonardo Di Caprio.

Il canovaccio è molto simile a quello di “Bastardi senza Gloria”. Ai nazisti si sostituiscono gli schiavisti del sud, il nero Django e il suo maestro cacciatore di taglie King Schultz sono i bastardi che faranno giustizia e affermeranno ideali di  libertá attraverso la  vendetta.

Se il film  precedente, utilizzando il b movie italiano di guerra, intendeva ribadire l’importanza dell’arte e del cinema rispetto ai regimi totalitaristi, Django esalta la modernità  della cultura europea rispetto alla gretta mentalitá razzista di alcuni stati americani. Sceglie la strada dell’omaggio al western italiano e ad alcuni film della blaxploitation con abbondanti citazioni cinefile, dissacrando ” La Nascita di una Nazione ” di Griffith film simbolo di una certa storia patriottica e bianca d’America e citando la mitologia nord europea di Sigfrido e Brumilde.

tarantinoCome in Bastardi senza Gloria, si gioca molto sulle lingue straniere, intese come mezzo di conoscenza e di apertura mentale. Non è un caso  che lo spietato schiavista Di Caprio si faccia chiamare Monsieur definendosi amante della cultura europea senza però conoscere il francese . E’ emblematico che pur non sapendo che Dumas fosse mulatto chiami un suo schiavo Dartagnan e che invece la nera moglie di Django parli il tedesco.

Forse i frullati di cinema di Tarantino non hanno più lo stesso sapore di un tempo ma pur senza sorprendere o stupire, continuano a piacerci e a soddisfare i nostri gusti. Probabilmente non tutto il film regge ad alti livelli e a tratti è prolisso. Il meglio è però nella seconda parte con i dialoghi e le scene in interni di cui Tarantino è maestro. Vale l’Oscar  la lunga sequenza della cena nella piantagione di Di Caprio con Samuel Jackson maggiordomo mattatore, così come quella della lotta tra mandingo con cammeo di Franco Nero o quella dello scontro e del confronto tra Waltz e Di Caprio .

Per quanto ne dica Spike Lee, che non indovina un film da anni, Django é puro divertimento e assolve il suo compito pur non essendo un capolavoro. Già da titoli di testa così vintage sembra di essere tornati nelle fumose sale cinema degli anni 70, magari al primo spettacolo del film di kung fu di turno, del western di quelli girati a Latina o ancora di un polizziottesco o della liceale che ci sta con Lino Banfi.

Questo é Quentin Tarantino, un maestro artigiano che ha reso propria la materia che ha studiato per anni e va bene così…aspettando quel famoso remake Dell allenatore nel pallone o di Milano Calibro 9.

Francesco Sapone

  • salvatore brogna

    Ho appena visto Django. Tarantino è tra i pochissimi che ha il talento per infrangere le regole e reinventare la Storia. Una spettacolare denuncia dell’abominevole capitalismo schiavista, in un mare di citazioni cinematografiche e “topoi” letterari. Ci si indigna,si inorridisce,ci si esalta,ci si commuove,si ride. Un film rivoluzionario, che supera i generi e mescola i linguaggi, un ininterrotto fuoco d’artificio di invenzioni visive e narrative, con dialoghi geniali e battute che nascono già “cult”. Bellissimo.

  • salvatore brogna

    recensione di Sapone all’altezza del film….

  • salvatore brogna

    la magia del cinema di tarantino sta nella sua potenza evocativa, in lui Omero, Shakespeare, Gogol rivivono in chiave postmoderna.