2bePOP Waves

di 2bePOP - 11 agosto 2017

2bePOP Waves Era arrivato il momento di ritrovare le nostre anime e tornare a casa. Partii quindi per la California del sud in una calda mattina d’estate. Passai qualche giornata tra Venice Beach e Westwood sulla collina di UCLA. Lì Joseph, il guru con la barba che era diventato ascetico tra i silenzi di Busto Arsizio e che non si occupava mai di temi secondari, cercava il prossimo segretario di stato americano, io, più semplicemente osservavo quelli sopra i due metri di altezza per capire chi poteva essere l’erede di Jabbar. In realtà incontrammo il nostro riflesso: Paul e MaryGiὸ, una coppia che aveva le nostre stesse facce, dialetti e storie. Il giorno dopo fummo risucchiati in quella via lattea che è l’autostrada di Los Angeles. Sentii un rumore. Ci sorpassὸ con la motocicletta sorridendo. Era Stefano il DJ con i baffi. Dietro aveva Warren G che cantava Regulate. Li seguimmo fino a una spiaggia con a fianco un vigneto che finiva quasi a mare e alle spalle una scogliera alta quanto i grattacieli di New York. Il Pacifico quel giorno era un’oasi di pace. Le onde erano lunghe ma dolci. Era l’8 agosto e non c’era nessuno. Loro si misero su due pietre a cantare Miss you dei Rolling Stones. A ognuno manca, in fondo, sempre qualcosa o qualcuno. A me in quel momento nessuno. Quel luogo era la cosa più vicino al paradiso e aspettavano una ragazza americana che sarebbe arrivata quella sera da Yale. Eravamo diretti tutti a Paola by-the-sea per il 2bePOP Fest, l’evento musicale della West Coast organizzato dal famoso DJ con i baffi. Ci sarebbero stati davvero tutti: quel dj produttore lungo lungo con un figlio piccolo che, nonostante fosse pure lui lungo lungo, si presentava come “Micromarco”, Soap, quell’avvocato musicista, Aldo, che da ragazzo allevava tritoni sulle colline che da Santa Cruz affacciano sul mare, quei fuoriclasse del freestyle di nome Mirko e Diego e così via. La serata successiva sarebbe stata aperta da Peter, il DJ sognatore appena arrivato da Brooklyn con i suoi vinili. Chi più, chi meno, avevamo tutti quanti un seppur piccolo debito col DJ con i baffi. Passammo le serate più belle dell’estate. Restai a guardarne una da un muretto insieme a un paio di fantasmi gentili, poi in pista ricevetti l’abbraccio più bello. La ragazza americana con i capelli mossi dal mare e dal sole, i grandi occhi e l’anima intensa mi sussurrὸ all’orecchio: “stanotte il cuore di Paola by-the-sea batte tutto per il DJ con i baffi”. Aveva ragione e, appena arrivὸ Stefano ai dischi, la magia fece si che le statue iniziarono a saltare e poi a veleggiare in cielo. A un certo punto, non contento, prese la sua bacchetta magica e fece apparire i Public Enemy che, direttamente da un palco del 1988, iniziarono a cantare Don’t believe the hype. Non credere ai semplici slogan e alle trovate pubblicitarie. Era ormai chiaro anche alle nuvole: il 2bePOP era una filosofia di certi spiriti. Era diventato come la grande onda in un Un mercoledì da leoni. Una volta l’anno occorreva ritrovarsi sulla nostra spiaggia, prendere la tavola da surf e cavalcarla.

Professor AM