Un crowdfunding per il Nautilus

Viviamo in un’epoca tragicamente comica e intimamente deflagrante. Tutto quello che facciamo e che sosteniamo non è altro che illusione. Non c’è più tempo e spazio per l’immaginazione. Tutto ciò che resta sommerso smette come per incanto di esistere. Tutto quello che conosciamo è così scontato, volgare e ovvio. Si tratta di un immenso mercatone, dove non rimane altro che scarti, cianfrusaglie, chincaglierie. Così tocca essere abili pescatori di perle della Papuasia, a volte. Non mi ritengo affatto una persona vinta, perché non mi sono mai arreso. In quest’epoca di silicio, io sto ancora cercando la mia gemma preziosa. Sono un cacciatore di mare alla ricerca di una storia, forse. Di un disperato e pidocchioso mistero. Ecco perché sono finito a Malta, adesso…

Chi lo segue da vent’anni, ha sempre saputo che Niccolò Fabi prima o poi sarebbe approdato a un porto, un luogo di pace e sospeso dal tempo dove scrivere il suo disco più intimo e personale di sempre. Una somma di piccole cose è così, nove canzoni «nate in solitudine, in una condizione in cui si è portati a scavarsi dentro così a fondo che è come se aveste in mano le mie analisi del sangue».





Ma è meglio PJ Harvey o Patti Smith?